Per il mondo del food, in particolare per gli apicoltori, il 2017 sarà ricordato come un anno nero per la produzione di miele.
La notizia, proveniente dal Consorzio Nazionale degli Apicoltori (CONAPI), che riunisce 600 soci in tutta l’Italia, parla di un drastico calo: -30% rispetto alla produzione del 2016 e -70% rispetto al 2015.
Parlando di varietà di miele, alcune di queste sono state particolarmente penalizzate come:
- il Tiglio, che non è andato proprio in produzione;
- l’Acacia, che da una produzione di 705 tonnellate nel 2015 è passato a 265 nel 2016 fino alle sole 198 nel 2017
- il Millefiori, che da sempre ha rappresentato una valida risorsa per la sua raccolta e commercializzazione, ha registrato nello stesso anno un’importante diminuzione del 20%.
Il 2017 è stata un’annata decisamente infausta. – ha dichiarato ad Askanews Diego Pagani, presidente dal 2008 di CONAPI – In alcune aree geografiche è stata la peggiore annata della storia, soprattutto al Centro e al Nord; al Sud, invece, abbiamo avuto delle produzioni soddisfacenti. In ogni caso, alcuni mieli mancheranno proprio: il tiglio non si è praticamente prodotto, l’acacia assolutamente scomparsa a causa delle gelate prima e del maltempo dopo, il millefiori è stato abbastanza compromesso dalla siccità estiva e dalla mancanza di pioggia.
- Il miele
- Le api nell’alveare
Andando più a fondo, un altro allarme arriva dalla regione Trentino, dove il Presidente degli Apicoltori Italiani, Marco Facchinelli, è preoccupato per quanto riguarda la situazione della produzione della sua regione, affermando che:
Se non ci sarà un impegno di tutti a facilitare il nomadismo, l’apicoltura trentina potrebbe davvero sparire.
La situazione paradossale del Trentino vede, da una parte, la produzione di miele in diminuzione e ostacolata da diversi fattori; dall’altra, i produttori che continuano ad aumentare.
Le condizioni climatiche sono state una delle cause dell’annata disastrosa per la produzione di miele: gelate e maltempo in primavera, siccità in estate.
Intanto le api stanno scomparendo
Oltre al cambiamento climatico, una delle cause che provoca un grosso danno alla produzione di miele è l’avvelenamento delle api, dovuto ad alcuni prodotti agricoli di sintesi chimica utilizzati nei campi.
Benché si conoscano almeno 25.000 specie differenti di api, la loro esistenza è in forte pericolo. Questi insetti, pacifici e laboriosi, sono molto importanti per la produzione del miele che, come sappiamo, è un alimento altamente energetico. Soprattutto, le api sono vitali per l’ecosistema poiché sono responsabili di un sesto di tutte le infiorescenze del pianeta.
È grazie a questi fantastici insetti se abbiamo l’impollinazione di molti tipi di piante, per diffondere nell’ambiente i semi di queste ultime. L’impollinazione, infatti, consiste nel trasporto del polline dalla parte maschile del fiore a quella femminile: ciò avviene perché l’ape si nutre di nettare, la sostanza zuccherina presente nei fiori, usata proprio dalle piante per richiamare gli insetti. L’ape, nutrendosi, si cosparge di polline, consentendo la riproduzione.
Le api sono responsabili, attraverso l’impollinazione, della riproduzione di numerose piante da frutta e verdura.

Un’ape sul fiore alla ricerca del polline
Ripercussioni sui consumatori
Le ripercussioni di quanto finora esposto ricadono sui consumatori, che vedono aumentare il prezzo sul prodotto del 15-20%. Tuttavia, il mercato che coinvolge la vendita del miele tiene duro e propone nuove soluzioni e proposte. Un esempio viene dalla linea di integratori alimentari biologici che uniscono le proprietà benefiche del miele a quelle degli altri prodotti apistici italiani.
Citando solo alcuni di questi prodotti possiamo trovare:
- energizzanti a base di miele;
- zenzero;
- rosa canina;
- pappa reale;
- maca andina;
- miele polline;
- tutti quei prodotti che danno sollievo alla gola e che fondono propoli, miele, echinacea, altea e timo.