Le bacche di goji sono senza dubbio uno dei prodotti che più interessano il consumatore italiano. Si tratta di un superfood, ossia uno di quegli alimenti caratterizzati da numerose proprietà benefiche per l’organismo e fonti di vitamine ed elementi utili al nostro corpo.
Vi è una scarsa conoscenza delle bacche di goji, sia per quanto riguarda le loro proprietà che, soprattutto, la loro storia e il loro consumo: pur essendo, infatti, una pianta di origine mediterranea, il goji viene utilizzato da secoli in Asia, soprattutto in Cina. Erroneamente, quindi, le viene attribuita un’origine diversa da quella effettiva.
Per fare un po’ di chiarezza sulle bacche di goji, sulle loro proprietà, il loro consumo e la loro commercializzazione nel mercato italiano, abbiamo intervistato Rosario Previtera, agronomo e presidente della Rete di imprese LYKION per la filiera multiregionale del Goji Italiano e di Nutraceutical Academy.
Abbiamo conosciuto aspetti davvero interessanti del goji che vogliamo condividere con voi per conoscere meglio questa pianta e le sue fantastiche bacche.
Buona lettura.
Ciao Rosario, benvenuto su Italian Food Experience. Come nasce l’idea del Goji Italiano?
Da agronomo promotore del territorio e delle filiere agroalimentari di qualità, alcuni anni fa individuai nella Nutraceutica del food* uno degli assi portanti dell’agricoltura del futuro. Dopo la rivoluzione del bio, i consumatori vogliono nutrirsi e al tempo stesso desiderano farsi del bene a tavola. Da qui l’esigenza di proporre prodotti ad alto livello antiossidante e quindi con funzione nutraceutica e antiaging per una sana longevità, che fossero italiani, biologici e quindi che potessero sostituire i sempre più diffusi integratori alimentari farmaceutici. In più si era stanchi delle continue importazioni “made in China”.
Dopo aver svolto le dovute prove sperimentali di coltivazione del Lycium barbarum in Calabria, decidemmo di creare una filiera innovativa e una rete di imprese. Poi, durante i numerosi studi di approfondimento, a partire dal 2013 scoprimmo anche l’origine mediterranea del Goji: il termine Lycium proviene dalla regione della Licia, tra Turchia e Grecia antica; in più si scoprì che, nel 2003, presso gli scavi di Pompei, fu rinvenuta l’ampolla di un farmacista dell’epoca, risalente a più di 2.000 anni fa, con la scritta Lykion: già il Goji si utilizzava come collirio. Oggi si sa che, tra le tante caratteristiche medicali, il goji fa bene alla vista e alla retina. Da Lykion, appunto, deriva il nome della nostra rete di imprese: una mediterraneità che ci fa piacere.
Altri studi ne conducono l’origine e l’utilizzo millenario nel bacino del mediterraneo sotto varie forme o specie diverse, esulando dalla leggenda consolidata del Goji e dei monaci tibetani, che si diffuse per la prima volta negli USA dagli anni ‘80 insieme al presunto succo di Goji destinato alle star system dello sport e dello spettacolo.
Dunque Lykion è una rete di imprese per la filiera del Goji Italiano: attualmente quante aziende ne fanno parte?
Siamo presenti con decine di aziende in 6 regioni del Sud Italia: Calabria, Sicilia, Sardegna, Basilicata, Puglia e Lazio. La pianta necessita di climi caldi, terreni sabbiosi e altamente soleggiati. Offriamo ai nostri aderenti assistenza tecnica continua con i nostri agronomi, tecnici agrari e tecnologi alimentari per ottenere il prodotto di qualità in termini di bacca fresca e bio e forniamo tutti i servizi necessari, alla stessa stregua di una cooperativa che commercializza il prodotto collettivo ed effettua intense attività di marketing. Lo strumento innovativo della rete di imprese in agricoltura si è rivelato vincente.
Quale filosofia sposano Lykion e il brand GOJI ITALIANO?
Alla base vi è l’obiettivo di ottenere prodotti nutraceutici e ad alto livello antiossidante, per una nuova nutraceutica del food sulla quale si possano basare tutte le diete suggerite dai nutrizionisti, e senza prescindere dalla Dieta Mediterranea e dalla scoperta e valorizzazione di prodotti che siano superfood e functional food, spesso molto diffusi ma di cui si disconosce il grande potere antiaging.
Ci supportano diverse università ed enti di ricerca italiani in vari progetti multidisciplinari come ad esempio “Nutracè – Scienze della vita”. Occorre certificare il livello di polifenoli e ORAC (Capacità antiossidante di un alimento contro i radicali liberi) di ogni prodotto per rientrare nel gruppo e nel brand “Nutracè – bontà e benessere”. Tra questi anche i numerosi prodotti del GOJI ITALIANO che diventano nutraceutici grazie alle bacche fresche (gelato della salute, infusi salutistici, la birra al Goji Italiano, le confetture che diventano energizzanti naturali, le insalate miste, i succhi) o grazie all’inserimento della purea di bacche fresche nei prodotti salati (pasta, pane, prodotti da forno, piadina, pizza, salse e addirittura hamburger con la carne al Goji Italiano) o con l’inserimento della composta di bacche fresche negli impasti nei prodotti da pasticceria (pangoji e colomba della salute, muffin, croissant, brioches, torroni, dolci e creme, ecc.). Bastano poche decine di grammi di purea o di composta di Goji italiano bio per rendere nutraceutico qualunque prodotto anche tradizionale.
Nascono così i programmi e i corsi di formazione per Pasticcieri del Benessere, Pizzaioli della Salute, Chef della Ristoceutica. Ormai sono decine gli chef innovativi che fanno parte del crescente corso della Nutraceutica del food. Senza dimenticare le linee di cosmesi di Biofive Ecobiocosmetics. Il tutto viene realizzato da aziende partner che producono e commercializzano tali prodotti nutraceutici e che vengono da noi supportate nella commercializzazione e nel marketing in Italia e all’estero. Trattasi di aziende medie e medio piccole: i “big” dai marchi conosciuti nazionali dell’agroalimentare e del food in genere, anche se predicano e pubblicizzano la qualità, in realtà utilizzano materia prima di bassissimo costo e il goji utilizzato è sempre quello cinese.
Quali sono le caratteristiche che un’azienda deve possedere per far parte della rete Lykion?
Si tratta in genere di piccole aziende certificate in regime di agricoltura biologica per la coltivazione al massimo di un ettaro, secondo un disciplinare specifico che comprende l’agricoltura biologica, alcune componenti dell’agricoltura biodinamica ed eco-simbiotica e l’economia circolare. Aziende comunque innovative e pronte alle sfide e ai rischi del mercato. Puntiamo anche su zone marginali, in quanto la pianta è rustica, con l’obiettivo di salvaguardare alcuni territori dall’abbandono e quindi dal dissesto idrogeologico.
In commercio sono facilmente reperibili le bacche di Goji essiccate orientali. Lykion, invece, propone esclusivamente la vendita delle bacche fresche bio italiane e dei trasformati. ll vostro mercato di vendita è solo italiano o anche estero?
Il mercato di riferimento è italiano ma anche estero, soprattutto britannico, francese, svizzero e nord europeo, mercati nei quali la cultura del benessere a tavola è molto più sviluppato che in Italia, patria della Dieta Mediterranea. C’è grande richiesta, paradossalmente, addirittura dai paesi come la Cina e Taiwan in cui la popolazione di ceto medio-alto non si fida delle produzioni locali, preferendo il made in Italy e il made in Europe tanto più quando bio.
Molte in Italia sono le richieste da parte di frutterie gourmet, gelaterie, ristorazione di qualità, piccole catene di bio e di supermercati con il corner bio, le farmacie e le parafarmacie che trattano il food: le nostre confetture sono inserite in Farmadati italia in quanto antiossidanti naturali. Difficile è il rapporto con la GDO, non sempre costante: nonostante i proclami e la promozione in merito alla valorizzazione delle produzioni italiane e di qualità, bio o tipiche o addirittura a marchio proprio, le grandi catene, alla fine, preferiscono prodotti a basso prezzo, considerati purtroppo come vere e proprie commodities: lo Zenzero, la Curcuma, il Goji cinese e la frutta mediterranea, in genere sempre più proveniente dalla Spagna, dall’Egitto e dal Maghreb.
Così facendo, il Goji Italiano bio e gli altri red fruits e i superfood italiani rischiano di rimanere un prodotto di nicchia. Da qui a qualche anno, si potrebbe verificare anche la presenza e poi l’invasione del prodotto goji sia fresco che essiccato albanese, rumeno, greco, tunisino e marocchino (esiste un’azienda che ne possiede da sola 100 ettari) a basso costo e con qualità e controlli abbastanza discutibili.
Quali vantaggi nutrizionali ha il consumo della bacca fresca di goji?
Pochi grammi di bacche fresche di Goji Italiano bio corrispondono a vari chili di melograno e a decine di chilogrammi di pomodori o carote in termini di antiossidanti e di polifenoli e licopene in particolare.
Le nostre ricerche e analisi svolte con l’Università di Urbino – Dipartimento di Scienze Biomolecolari lo dimostrano ampiamente sia per il prodotto fresco che per i derivati. Parliamo di circa 28.000 unità ORAC (Oxygen Radical Absorbance Capacity) per 100 gr di bacche fresche e bio: consideriamo che all’adulto servono giornalmente da 3.000 a 5.000 unità ORAC per garantire l’apporto di antiossidanti contro lo stress ossidativo quotidiano, dovuto ai radicali liberi “circolanti” nell’organismo e derivanti dalla cattiva alimentazione, dal fumo e dallo stress, dall’inquinamento e dai fattori ambientali in genere.
Gli studi clinici e di laboratorio sempre più frequenti in Europa, Nord America e in Asia e la vasta bibliografia a partire dal 1946, dimostrano che il Goji è un antiossidante naturale, un giacimento concentrato di principi nutritivi, minerali e vitamine: il Goji supera di decine di volte, a parità di peso, la classica frutta indicata come fonte di vitamine, aminoacidi e minerali. È un vero superfood e un functional food a tutti gli effetti. Il Ministero della Salute italiano lo annovera infatti tra gli antiossidanti naturali nel DM 9 luglio 2012 .
Ma non solo le bacche, anche il picciolo e le foglie posseggono principi attivi interessantissimi, per come scaturito dalle ultime ricerche da noi effettuate con l’Università di Napoli e l’Università di Jena (Germania) pubblicate a livello internazionale. Il Goji regola la pressione arteriosa ed è un vasodilatatore, è un energizzante naturale, spezza la fame, aumenta la concentrazione, possiede polisaccaridi a basso indice glicemico, blocca l’accumulo del colesterolo e regola il tasso glicemico del sangue, ha effetto antinfiammatorio, migliora le difese immunitarie, è un antiaging cellulare e quindi determina l’antinvecchiamento per la pelle, per la retina e per tutti gli organi, aiuta a smettere di fumare in quanto solanacea e diminuisce l’effetto del fumo, è il più grande cibo antiossidante e come tale influisce fortemente sulle malattie cardiovascolari, sul diabete, sulle infiammazioni croniche, sull’obesità, sulle neoplasie, sulla sindrome metabolica.
Infine, grazie al Goji Italiano bio, che è un miglioratore tecnologico naturale, si riesce a utilizzare meglio la farina senza glutine non ricorrendo all’ausilio di vitamina C (acido ascorbico) di addensanti o amidi, si riesce a rendere alimenti comuni o tradizionali (come la pizza, il pane, la pasta, le salse, la carne, i prodotti da forno, i dolci, i gelati, le insalate, le bibite, gli alcolici) dei prodotti con un ridotto effetto negativo da parte dei radicali liberi, con possibilità di scarso o nullo utilizzo di zuccheri o di sale, con più potere antiossidante ed energizzante, con maggiore shelf life. Si pensi alla lunga durata dei dolci, delle brioches e cornetti al Goji italiano, alla maggiore digeribilità delle pizze ad al potere antiossidante contro gli effetti della cottura, al potere antiossidante contro gli effetti delle carni rosse e grigliate. È una grande conquista per il settore del food globale. Una rivoluzione lenta ma inesorabile.
L’Italia è il primo paese in Europa per la produzione di bacche di goji fresche. Perché, invece, sono commercialmente più diffuse quelle essiccate provenienti dall’estero?
Abbiamo stimato che la coltivazione di Goji in Italia supera i 120 ettari ed è presente – con importanza diversa – in tutte le regioni, anche in quelle più fredde in cui la produzione è minima. Ma solo con il clima e i terreni del Centro-Sud e del Sud Italia è possibile produrre bacche di Goji di qualità e soprattutto in biologico: la lotta contro le malattie fungine al Nord è partita persa. Infatti, la metà della produzione si ha in Calabria e Puglia. Si spera che non giunga dal Nord la cimice asiatica e dall’estero altre specie di parassiti, vista la pericolosa modifica in clima subtropicale delle aree agricole del Sud Italia.
La bacca di Goji di per sé è difficilissima da essiccare. La pruina esterna che riveste la bacca è molto resistente, per cui occorrono temperature elevatissime che deteriorano le caratteristiche nutrizionali e organolettiche del prodotto e i costi di essiccazione risultano elevati in termini di tempi e quindi in termini di consumi energetici: per un prodotto dry o semi-dry, per esempio, si arriverebbe anche a 50 euro/Kg, considerando anche il costo della materia prima di qualità italiana.
Cosa diversa per quanto riguarda il prodotto secco esistente sul mercato, esclusivamente di origine orientale e quasi totalmente di origine cinese. Le analisi svolte sia dalle università sia da vari laboratori indipendenti italiani e tedeschi, dimostrano che si ha a che fare con prodotto essiccato cinese spesso di pessima qualità, certamente dalla dubbia coltivazione “biologica” reale (in Cina è un concetto inesistente) e purtroppo ricco di solfiti, nicotinoidi, sali e conservanti necessari per il lungo viaggio e per garantirne la conservabilità. Periodici scandali alimentari e sequestri nei porti italiani lo dimostrano. Inoltre, si tratta di bacche che per gran parte non sono appartenenti alla specie Lycium barbarum ma alla meno pregiata specie Lycium chinense. Dunque trattasi commercialmente di un prodotto misto ed essiccato ad alte temperature che giunge in Europa e in Italia a 9-12 euro/Kg , per essere poi confezionato da decine di aziende italiane per conto terzi o a marchio GDO, venduto a 30 – 50 euro/kg, oppure utilizzato come ingrediente di barrette energetiche o snack anche a marchio “bio”.
Occorre invece sostenere il Made in Italy a tutti i costi, tanto più se bio e nutraceutico.
Quali sono i progetti futuri della Lykion?
Il termine “nutraceutica” nasce nel 1989 con il prof. Stephen De Felice negli USA e indica la fusione tra i termini “nutrizione” e “farmaceutica”, dunque un valore aggiunto fornito dal cibo antiossidante e di qualità. Di fatto già Ippocrate nell’Antica Grecia consigliava di fare del proprio cibo la propria medicina e viceversa. Negli anni ’90 e 2000 anche a livello normativo comunitario la nutraceutica è stata ridotta all’estrazione dei principi attivi da somministrare tramite integratori alimentari (pillole, bustine, “beveroni”), oggi immenso business mondiale.
Il progetto di Lykion e della Nutraceutical Academy, in Italia e prossimamente in Europa, è quello di ritornare alla Nutraceutica del food originaria e di supportare le diete intese non come privazione ma come inteso dal termine greco “diàita” cioè “stile di vita”. Ecco perché collaboriamo intensamente con le associazioni di biologi, nutrizionisti, medici dietisti, con le associazioni di categoria del settore food per una nuova educazione alimentare che ci riporti al “symposium” magno greco ma non solo.
Stiamo intessendo collaborazioni importanti per provare a dimostrare che una bacca semplice e nutraceutica come il Goji italiano bio può diventare la base per il cibo degli astronauti i quali, nello spazio, sono soggetti a grande stress ossidativo e produzione di radicali liberi. Finora le ricerche ufficiali si sono fermate alla selezione di pomodori maggiormente efficaci. Inoltre, alcune caratteristiche del Goji possono essere interessanti in ambito clinico e soprattutto possono essere basilari per combattere la carenza nutrizionale e le sindromi da carenza nutritiva infantile in molte aree del cosiddetto Terzo Mondo.
Nutrirsi con il cibo della Dieta Mediterranea e con i superfood, oltre a garantirci la ricercata sana longevità e a prevenire le più comuni malattie e sindromi moderne – rispetto all’assunzione comoda ma spesso inutile degli integratori in “pillole”, – è ormai dimostrato scientificamente che regala a tutti noi l’”effetto felicità”: quella sensazione di benessere dovuta alla dopamina prodotta dal cervello grazie alla vista e all’apprezzamento del cibo, che scatena tra l’altro i cosiddetti ormoni positivi e migliora le difese immunitarie. All’insegna del #buonissimochefabenissimo.
* Il termine “nutraceutico” deriva dalla fusione delle parole nutrizione e farmaceutica ed è utilizzato per indicare componenti di alimenti in grado di fornire importanti benefici per la salute dell’uomo, non solo in termini conservativi, ma soprattutto preventivi. Ad esempio il pomodoro è un nutraceutico, grazie al licopene, un carotenoide attivo contro le malattie cardiovascolari e l’invecchiamento delle cellule del corpo.
Nel caso specifico del goji, si stanno svolgendo molte ricerche per attestare le preziose proprietà nutraceutiche, l’università degli studi di Perugia ha scoperto che le bacche di goji italiano possiedono una più alta concentrazione di antiossidanti, ossia sostanze in grado neutralizzare i radicali liberi responsabili dell’invecchiamento cellulare, oltre che di carotenoidi fondamentali per la vista e di zeaxantina dipalmitato, una molecola che ha attività antinfiammatoria.