Assieme a Gabriele Stringa, uno dei fondatori di Ferro13, Italian Food Experience oggi vi parla di un’eccellenza italiana tra le più amate al mondo: il vino.

 

 

Ferro13 è prima di tutto il frutto di un’amicizia. Ci puoi raccontare la vostra storia di Ieri, Oggi e Domani?

Siamo per l’appunto cinque amici, legati da una forte passione per il vino e per lo stare assieme divertendoci. Avevamo voglia di creare qualcosa che ci rappresentasse, mettendoci tutti noi stessi ed è per questo motivo che i nostri vini sono la nostra trasposizione caratteriale.
Abbiamo iniziato due anni fa nel creare quello che oggi è il nostro lavoro quotidiano puntando a migliorarci giorno dopo giorno, per creare un domani ancor più ricco di soddisfazioni.

 

Pensando al naming di Ferro13, mi viene da pensare a Ferro 3, un film del 2004, diretto da Kim Ki-duk: per caso ci sono dei riferimenti? Ci puoi raccontare la scelta del nome?

È un riferimento che ci hanno fatto in molti, ma devo essere sincero, nonostante apprezzi molto il cinema Coreano, ne io ne i miei soci abbiamo mai visto quel film. La storia del nome é talmente particolare che la raccontiamo solo a voce, davanti ad un bicchiere di vino.

 

 

Il vostro packaging è molto particolare. Si può dire che è un’opera contemporanea di graphic design più che un’interpretazione in stile “classico” dell’etichetta da bottiglie di vino. Cosa vuole significare il puntare sull’immagine non convenzionale?

Sottolineo che siamo partiti in primis dal vino, su come farlo e con quale tipologia, la “vestizione” è venuta dopo; ovviamente ha giocato a nostro favore aver in squadra persone differenti ma con background importanti nel mondo della comunicazione e del vino. La somma di questi elementi ci ha permesso di puntare su ciò che ci piaceva ed esaltasse il nostro essere atipici.

 

 

Un segno distintivo di Ferro13 e le caratteristiche produttive della cantina. Ce le puoi spiegare?

Una caratteristica di Ferro13 è che ogni vino rappresenta ognuno del nostro team, cioè abbiamo messo noi stessi, anche in maniera scherzosa sul packaging dei nostri vini. Io sono l’hipster del gruppo, Federico è l’hacker, dei due Alberto, uno è l’hastag e l’altro è il nerd. Poi, c’è Marco il nostro enologo, che ha lavorato anche in Sicilia, ed è il vino Gentlemen, perchè sempre in giacca e cravatta anche quando va al mare. Questo immaginario generale è molto particolare…La peculiarità dei nostri vini è che sono di facile beva, immediati. Inoltre, anche per chi non è esperto di vino, riconosce che il gusto del nostro vino non è istituzionale ma è più un modo di vivere il vino più accessibile, nel senso inclusivo. Noi puntiamo all’inclusività più che all’esclusività. Vogliamo che chi compra i nostri vini, apra e finisca la bottiglia in compagnia! Il nostro essere veneti ci porta d’indole ad un consumo di vino un po’ più alto rispetto al resto delle regioni italiane, ma con questo, non vogliamo rendere tutti quanti alcolizzati…

 

 

Che cosa non deve mai mancare sulla tua tavola, oltre ovviamente ad un buon vino?

Sicuramente quello che non può mancare a tavola, direi è la compagnia, poiché fare le cose assieme, significa avere un riscontro e una piacevolezza nel fare le cose.

 

Molti amano l’Italia per la sua cultura, per la sua cucina e soprattutto per i suoi vini. Parlando del premio Gold 2017 – Frankfurt International Trophy, cosa vi ha spinto a partecipare e che cosa vi ha portato?

Noi siamo partiti con l’intenzione di lavorare solo sui vini. Ci sono N mila concorsi vitivinicoli importanti e non abbiamo la presunzione di parteciparci sempre. Per Francoforte abbiamo avuto l’occasione e da una prova abbiamo riscosso un particolare successo ed interesse. Essere parte di premi quello di Francoforte e ricevere persino la bellissima del premio Gold, è una notizia che ovviamente apre molte porte e così è stato anche sul nostro prodotto. Per noi però, il riconoscimento più importante è quello del pubblico perché è quello che ci dà il polso della situazione.

 

Il team di Ferro13

Il team di Ferro13

Secondo te, come è visto il brand Italia all’estero e in Italia?

Il mercato estero è propenso per le etichette fuori dal comune. Il mercato italiano è sicuramente maturo, di lunga tradizione però è capace di approfondire.

 

Qual è la vostra clientela? Ci racconti un aneddoto o un episodio che ti ha colpito?

Noi sicuramente ci siamo approcciati ai millennials, grazie a grafiche accattivanti. Successivamente però, ci siamo resi conto che il nostro pubblico è millennials più di testa che anagrafico. Parlo di persone che possono avere vent’anni ma anche cinquanta e che hanno voglia di novità e sono curiose.
Ogni giorno scopriamo cose divertentissime come personaggi famosi che fanno la foto con i nostri vini. Persone che da paesi remotissimi o altri che per vacanza hanno trovato i nostri vini. Chi si è fatto un foto con il nostro vino a meno quaranta gradi o chi si è buttato in acqua con la nostra bottiglia…

 

 

Voi avete dedicato un vino a Radio Deejay. Oggi (12 aprile 2018) fatalità vi hanno citato. È certamente una partnership che unisce musica e vino. Ce ne parli?

Con il trio Medusa di certo è nato un rapporto di amicizia e quando ci hanno coinvolto per il CESVI, ovviamente era una situazione un po’ più seria e abbiamo deciso sicuramente di partecipare e di dare una mano. In quell’occasione lì abbiamo coinvolto anche un illustratore di fama internazionale, Ale Giorgini con cui abbiamo avuto la fortuna di avere un rapporto di lunga data. È nata così spontaneamente l’idea di realizzare un’etichetta ad hoc con un prodotto che avevamo già e che poi abbiamo personalizzato in limited edition specificatamente per loro.